L’insediamento probabilmente ha avuto origine tra l’VIII e il IX secolo dagli abitanti della Privernum a valle che si rifugiavano sulle alture circostanti, tra cui il Colle Sant’Angelo, dove sorge la città.
Il nome originario forse fu “Sumninum”, termine che deriverebbe da “summum” ad indicare che l’insediamento si costruì gradualmente sulla cima dell’altura.
La prima menzione storica si ha nel 999 quando il “Castrum Sompnini” viene citato su una Bolla Papale. Sonnino ebbe grande importanza nel periodo feudale. Fu tra le prime cittadine della zona ad ottenere lo Statuto Comunale (XIII secolo), tuttora conservato nell’Archivio di Stato di Roma.
Nei secoli a venire la cittadina è stata di proprietà di varie famiglie feudali. Prima tra tutte quella dei signori o Domini di Sonnino, che la tennero almeno fino alla seconda metà del Trecento.
Dal 1369 divenne feudo dei Caetani di Fondi e restò sotto il feudo fino alla fine del Quattrocento, quando Prospero Colonna venne investito del feudo dei Caetani. All’inizio del Cinquecento appartenne per un breve periodo ai Borgia e verso la metà del secolo venne trasferita ai Carafa di Stigliano.
Nel corso del Cinquecento, Sonnino assieme con San Lorenzo (Amaseno) e Vallecorsa vennero a trovarsi sotto la giurisdizione del Re di Spagna in una piccola enclave chiamata Regio Deposito di Sua Maestà Cattolica il Re di Spagna.
Nella prima metà del XVI secolo i tre feudi si trovavano sotto il dominio di Vespasiano Colonna, gran contestabile del Regno di Napoli. A seguito della sua morte ed il suo testamento a vantaggio della sua unica figlia Isabella, ci fu una forte disputa all’interno della casata sulle questioni ereditarie, con ripercussioni sui tre feudi. Lo scandalo sulla controversia testamentaria comportò l’intervento degli spagnoli, con il sequestro dei tre feudi da parte del Viceré di Napoli che li pose sotto l’amministrazione degli ambasciatori spagnoli nella Santa Sede. Gli spagnoli tennero i tre feudi fino al 1591, quando passarono definitivamente ai Colonna che li tennero fino al 1816.
Nei secoli successivi, a causa della posizione strategica di Sonnino a cavallo tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli, si sviluppò il fenomeno del brigantaggio. Il fenomeno ebbe origine dalle contese fra le varie famiglie nobili, i briganti effettuavano assassinii a pagamento per conto dei signori locali, che oltre a ricompense in denaro li lasciavano impuniti nei loro feudi. La posizione della cittadina era molto favorevole per i briganti che vi si rifugiavano e la ritenevano sicura in quanto se fossero stati inseguiti, avrebbero potuto sconfinare agevolmente.
Proprio a causa della piaga del brigantaggio Papa Pio VII giunse all’ordinanza della distruzione totale di Sonnino, cominciata nel 1819 e fortunatamente mai portata a termine dopo l’abbattimento di 40 edifici.
Tra i principali protagonisti del brigantaggio c’è Antonio Gasbarrone, nato a Sonnino nel 1793. Gasbarrone fu tristemente celebre per le sue spietate imprese banditesche che furono illustrate da Leopold Robert. Dopo essersi consegnato ai gendarmi, trascorse oltre cinquant’anni di reclusione e venne poi graziato nel 1870. Morì in povertà nell’ospizio di Abbiategrasso nel 1874.
Altro personaggio celebre di Sonnino fu il cardinale Giacomo Antonelli (1807-1876), Segretario di Stato di Papa Pio IX.
Con l’Unità D’Italia Sonnino entrò a far parte della Provincia di Roma e ne fece parte fino al 1934, quando venne aggregata alla provincia di Littoria, odierna Latina.
Le caratteristiche geografiche del territorio hanno da secoli favorito l’affermazione dell’olivicoltura, della pastorizia e dell’allevamento.
Nei pressi della porta d’accesso al borgo la Torre Antonelli a dominio del borgo è la parte più consistente che resta dell’antico castello. Nei pressi del torrione la chiesa di San Michele Arcangelo, la più antica della città, con elementi cistercensi e che conserva all’interno la cappella di San Sebastiano (XV secolo) e la pregevole immagine della Madonna delle Grazie (XIII secolo). La vicina Collegiata di San Giovanni Battista conserva un busto attribuito alla scuola del Bernini. Il Museo Terre di Confine rappresenta un’interessante tappa per comprendere quanto era importante e strategica la città ai tempi in cui c’era il confine e che ruolo ha rivestito con il fenomeno del brigantaggio.
Cosa vedere
Punti d'interesse
TORRE ANTONELLI
Massiccia torre circolare che domina l’abitato e le costruzioni che un tempo costituivano il castello feudale, realizzato probabilmente attorno al IX secolo dai Domini di Sonnino. La torre venne costruita assieme al castello ed era inserita in un sistema di torri di controllo del territorio.
La torre, un tempo merlata, venne rimaneggiata verso il XIV secolo con i Colonna e poi successivamente con gli Antonelli, famiglia che ne fu proprietaria fino al XIX secolo, dai quali ha preso il nome. Con l’ultimo intervento, realizzato dagli Antonelli, la torre venne in parte abbattuta in quanto pericolante ed il materiale ricavato venne adoperato nella costruzione del Palazzo Antonelli.
Attualmente la torre misura circa 24 metri di altezza e si sviluppa su quattro livelli collegati da scalinate interne con cisterne nei locali seminterrati.
L’originario castello è stato molto manomesso e in gran parte scomparso. Restano attualmente le strutture perimetrali ed alcune stanze decorate.
MUSEO TERRE DI CONFINE
E’ un museo demo-etno-antropologico inaugurato nel 2008. Il tema principale del Museo è quello del confine, visto sia come limite che come risorsa.
Il territorio di Sonnino dal medioevo alla fine dell’Ottocento è stata una delle frontiere meridionali dello Stato Pontificio, baluardo verso il Regno di Napoli.
Quest’insidiosa terra di confine era spesso citata nelle cronache ed illustrata in tutta Europa: colpiva ed affascinava il carattere ribelle degli abitanti, molti dei quali erano famosi briganti impegnati in feroci dispute territoriali con le comunità limitrofe. I briganti vivevano in molte zone dell’area tra le antiche Paludi Pontine e la Piana di Fondi.
La storia e le dinamiche dell’identità della comunità sono state da sempre caratterizzate dalla particolarità dell’appartenere alla “terra di confine”. Ricordi di storie legate alla frontiera riaffiorano spesso nella tradizione orale. I racconti trattano i temi dello sconfinamento frequente delle comunità limitrofe e dei gruppi di briganti, dell’oltrepassamento del confine da parte dei pastori e dei loro trasferimenti dal paese alle frazioni nel piano.
Il percorso museale ha come obiettivo quello di far scoprire al visitatore i numerosi oggetti e contenuti della tradizione e di permetterne l’osservazione da un’ottica contemporanea, portandolo a riflettere sul confine culturale sia come limite che come risorsa. Altro obiettivo del museo è quello di far scoprire gli aspetti e i personaggi della tradizione e della storia locale.
Il percorso museale è sviluppato su più sezioni. La prima illustra le tematiche culturali del territorio e ne presenta le problematiche globali. La seconda si concentra sul rapporto tra le principali vicende storiche e le attuali rappresentazioni dell’identità locale nella quale ha una posizione di spicco la tradizionale “Processione delle Torce”.
La terza si concentra sulle storie dei tre personaggi più importanti della frontiera: Maria Grazia (moglie di un brigante, più volte raffigurata su pitture ottocentesche e connessa alle vicende dello sfollamento di Sonnino voluto da Papa Pio VII nel 1819), il brigante Antonio Gasbarrone e il Cardinale Giacomo Antonelli (protagonista indiscusso nella politica degli ultimi anni dello Stato Pontificio).
La quarta ed ultima sezione si concentra sulle storie di vita, sulle percezioni e sulle esperienze contemporanee. Il percorso è completato da una sala proiezioni e uno spazio espositivo per mostre temporanee.
CHIESA DI SAN MICHELE ARCANGELO
Chiesa più antica della città, di origine medievale (XIII secolo) che venne realizzata originariamente come cappella dell’adiacente castello. La chiesa è popolarmente conosciuta come Sant’Angelo e venne elevata a Santuario nel 1947 per la presenza di una effigie medievale della Madonna delle Grazie.
La chiesa nonostante abbia subito diverse trasformazioni nel corso dei secoli ha mantenuto i caratteri architettonici dello stile gotico-cistercense della vicina Abbazia di Fossanova.
L’interno ha una sola navata scandita da archi a sesto acuto con varie cappelle laterali.
Molto interessante è la prima cappella a sinistra, dedicata a San Sebastiano risalente al XV secolo e modificata in seguito dalla famiglia Colonna. Scolpite nei capitelli dell’ampia arcata si trovano quattro figure umane raffiguranti un uomo con viola, un uomo con messi, un uomo con liuto e un uomo con rosario. All’interno della cappella si trova lo stemma dei Caetani d’Aragona, il tabernacolo del XVI secolo ed il candelabro del cero pasquale con leone portante.
Nella chiesa si può ammirare il dipinto su tavola bizantineggiante della Madonna delle Grazie (secolo XIII).
Degno di nota il leone stiloforo alla base di una colonna che anticamente doveva essere parte dell’antico ambone del secolo XIII. Nella chiesa si conserva anche un pregevole crocifisso del XVIII secolo.
CHIESA DI SAN MARCO
Chiesa in stile neoclassico dedicata al Santo Patrono non più usata come luogo di culto. Dopo essere stata abbandonata per un periodo venne adibita a deposito di legname divenne la sede della banda musicale. E’ stata restaurata negli ultimi decenni ed attualmente viene usata come auditorium per concerti, convegni e riunioni.
CHIESA DI SAN PIETRO
Chiesa in stile neoclassico ubicata nella zona conosciuta come Borgo Sant’Antonio. Venne realizzata con l’annessa casa per i missionari verso la seconda metà del XIX secolo da Don Giovanni Merlini, collaboratore di San Gaspare del Bufalo e Direttore Generale dei Missionari del Preziosissimo Sangue di Cristo. Molto caratteristico lo slanciato campanile che termina con una cuspide piramidale.
All’interno la chiesa si presenta ad unica navata con cappelle laterali arricchite da statue e tele di Santi.
COLLEGIATA DI SAN GIOVANNI BATTISTA
Risalente al XIII secolo, quando venne costruita da Pomponio De Magistris, sonninese che fu Vescovo di Terracina. E’ stata parecchio rimaneggiata nei secoli successivi e nel 1604, dopo un importante restauro venne consacrata nuovamente.
Con i secoli la facciata della chiesa si è venuta a trovare quasi soffocata dalle abitazioni circostanti. La facciata molto semplice presenta un importante portale con un timpano arricchito da uno stemma cardinalizio scolpito.
All’interno la chiesa si presenta ad unica navata con sei cappelle laterali ed un particolare soffitto a cassettoni decorati con pitture raffiguranti la vita di Gesù.
Su di un lato si conserva un altare e un busto scultoreo in onore di Pasquale De Magistris, nipote del Vescovo Pomponio, fondatore della chiesa. La pregevole opera, di stile romanico è attribuita alla scuola del Bernini.
MONASTERO DI SANTA MARIA DELLE CANNE
Monastero ubicato nella zona a valle la cui esistenza è documentata già dal XII secolo che originariamente era retto dalla suore benedettine e dipendeva dall’abate di Fossanova.
Tra i personaggi importanti ai quali si lega il nome del monastero, spicca anche quello di San Gaspare del Bufalo che da qui iniziò la sua predicazione.
La chiesa venne restaurata nella prima metà dell’ Ottocento per volere di Don Giovanni Merlini, collaboratore di San Gaspare e direttore della Congregazione dei Missionari del Preziosissimo Sangue di Cristo. Questo restauro comportò l’inserimento di una struttura a base ottagonale con cupola all’interno della precedente struttura a base quadrata, rintracciabile ancora oggi nelle mura della facciata e in quelle perimetrali.
Decenni dopo il restauro i Missionari si ritirarono verso il centro abitato, ritenuto più sicuro, ed il Monastero cadde lentamente in abbandono.
Alla fine dell’Ottocento i locali del Monastero e gli spazi attigui vennero convertiti nel Cimitero.
Importanti lavori di restauro vennero eseguiti a partire dal 2003 sulla chiesa che si trovava in rovina. Il Monastero è stato demolito a seguito dei crolli avvenuti nel 2011.
CONVENTO DI SAN FRANCESCO
Chiesa con annesso convento di origine medievale (XIV secolo) che sorge all’ingresso dell’abitato. Poco distante sorge il bel campanile quadrangolare con cupola elaborata.