La fondazione dell’abitato col nome di “Castrum Sanctae Crucis” si fa risalire al IX secolo e come per altri centri della Valle dell’Amaseno è attribuita agli abitanti in fuga da Privernum.

L’insediamento venne realizzato su un alto colle che termina con due coni, un prolungamento di Monte Curio (616 mt), in posizione dominante sulla vallata e con una vista fino al Tirreno.

Fece parte inizialmente del Patrimonio della Chiesa ed in seguito ceduta ai Frangipane ed ai Conti de Ceccano, importante casata del Lazio medievale che la tenne per vari secoli.

Dalla metà del XVI secolo passò alla famiglia dei Carafa. Nel 1558 Giovanni Carafa, duca di Paliano, la vendette a Lelio Massimo, fratello dei celebri Carlo e Ascanio che combatterono a Lepanto sotto Marcantonio Colonna. Alla morte di Lelio, il feudo venne ceduto ad Ascanio Massimo, che stabilì la centro del feudo della famiglia da Prossedi a Roccasecca, ritenuta più sicura. Dal 1640 con il cardinale Carlo Camillo Massimo vennero eseguiti vari interventi, tra cui la costruzione del tempio di San Raffaele e di quello della Madonna della Pace e la traslazione del corpo di San Massimo da Roma alla collegiata di Roccasecca. Nel 1762 passo infine alla famiglia Gabrielli.

Dopo l’Unità d’Italia (1871) Roccasecca venne dichiarata Comune autonomo e a causa delle omonimie con altri comuni nei territori dell’ex-Stato Pontificio le venne aggiunto l’aggettivo “dei Volsci”, riferimento al fatto che si trova in un luogo dominante gli antichi insediamenti a valle, un tempo roccaforti dei Volsci.

Nel 1928 perse nuovamente l’autonomia. In quell’occasione, con il generale riordinamento dei Comuni voluta dal governo fascista, venne accorpata con la vicina Maenza al Comune di Priverno. Nell’immediato dopoguerra (1947) il Comune riottenne la sua autonomia.

Roccasecca è stata sempre una grande produttrice di olio d’oliva.

Il caratteristico borgo è composto da case medievali disposte ad anello. All’entrata del centro storico si trova la chiesa di San Sebastiano con interessanti affreschi. Sul punto più alto della collina dove sorge la città vecchia si trova l’imponente Palazzo Massimo, attuale sede del Comune, della Biblioteca e del Museo. Di fronte al Palazzo è ubicata la bella Collegiata barocca dedicata a Santa Maria Assunta, arricchita all’interno da tele di allievi della scuola del Caravaggio. Sulla collina di fronte al centro storico si trovano la Chiesa di Santa Croce, la più antica di tutta la città e il tempietto di San Raffaele (1659), con pregevoli affreschi.

Cosa vedere

Punti d'interesse

PALAZZO MASSIMO

Possente edificio che sorge sul punto più altro del colle, sul luogo dove si trovava l’antica rocca ceccanese.

Il Palazzo risale al XIV secolo ha subito vari rimaneggiamenti. Le attuali forme massicce ed essenziali, sono dovute ai restauri ai rimaneggiamenti dei secoli XV e XVI, in particolare al rifacimento del 1590 dovuto ad Ascanio Massimo che lo fece riadattare per avere una dimora consona alla sua nobile casata.

Fino al 1989 il Palazzo è appartenuto alla famiglia Giovannelli dopodiché venne acquistato dall’Amministrazione Comunale e destinato a sede del Municipio, della biblioteca, dell’archivio e del Museo.

L’accesso al Palazzo si ha da un’ampia rampa di scale quasi pianeggianti. Al piano terra, su un lato della corte interna conserva ancora l’antico frantoio per la molitura delle olive, locale dov’è attualmente in allestimento il Museo dell’olio e delle tradizioni popolari, un museo etno-antropologico che si pone come obiettivo la salvaguardia ed il recupero delle tradizioni locali. All’interno dell’ex frantoio si conservano una grande macina in pietra calcarea e un torchio a vite di legno.

Nel cortile si trovano una piccola cisterna e su un lato una bella meridiana che è visibile da quasi tutte le stanze interne del Palazzo.

Molto bella la scalinata all’interno del palazzo che immette ai piani superiori. Su un architrave del portale che conduceva all’antico vestibolo, è presente lo stemma della famiglia Massimo scolpito.

Nella cappella privata è conservato l’affresco raffigurante La Natività, attribuito alla scuola di Pietro Da Cortona.

MUSEO DELL’OLIO E DELLE TRADIZIONI POPOLARI (IN ALLESTIMENTO)

Il Museo etno-antropologico è stato realizzato nel frantoio del seicentesco Palazzo Massimo.

Molteplici gli obiettivi del museo, tra cui la salvaguardia e il recupero della cultura locale grazie a un percorso basato sulla memoria e gli aspetti sociologici e antropologici della cultura contadina nel corso dei secoli. Fondamentale è la valorizzazione della cultura dell’olio e dei vari mestieri antichi che sono scomparsi o che stanno per scomparire.

All’interno del museo verranno esposti manufatti, strumenti di lavoro e numerosi documenti sulla civiltà contadina, pastorale e artigianale.

TEMPIETTO DI SAN RAFFAELE

Piccolo tempio in stile neoclassico realizzato nel 1659 che sorge sul colle adiacente a quello dove sorge l’abitato.

La facciata è semplice con quattro lesene di mattoncini con un timpano in alto. L’interno ad unica navata, termina con una volta a botte ed è arricchito da affreschi attribuiti alla scuola di Pietro Da Cortona o al Domenico Zampieri, detto il Domenichino.

TEMPIETTO DI SANTA MARIA DELLA PACE

Si trova alla base del colle, nei pressi della via d’accesso a Roccasecca. Venne realizzato per volere del cardinale Carlo Camillo Massimo nel XVII secolo. E’ un piccolo ed elegante tempio a base circolare di stile neoclassico.

Le pareti sono scandite da lesene di mattoncini rossi e presenta una bella cupola arricchita da piccole maioliche che richiama quella del tempietto di Sant’Antonio a Roccagorga.

All’interno si trovano un piccolo altare con un affresco purtroppo in cattivo stato di conservazione.

Oggi è proprietà privata e versa da decenni in stato di abbandono.

COLLEGIATA DI SANTA MARIA ASSUNTA

Affaccia su Piazza Umberto I, punto più alto del paese, di fronte all’imponente Palazzo Massimo.

La chiesa, di aspetto barocco, ha origini medievali. Le attuali forme risalgono al secolo XVII, periodo di dominio dei Massimo, che ne curarono il restauro.

La particolare facciata si sviluppa su due piani ed è squadrata verticalmente da quattro lesene. In basso il portale quadrato è sormontato da un piccolo timpano ed in alto si trova una nicchia centrale squadrata con ai lati due finestre a forma di semicerchio.

All’interno, la chiesa si presenta ad unica navata. Nelle quattro cappelle laterali si conservano dipinti e tele del XVII secolo, opera di importanti pittori come Domenico Fiasella (allievo del Caravaggio) e gli affreschi raffiguranti Santa Cecilia, Santa Lucia e la Madonna del Rosario. Degne di nota le pregevoli sculture lignee di San Massimo e San Sebastiano, entrambe del secolo XVI.

Al di sotto dell’altare maggiore è conservato il Corpo di San Massimo, Santo Patrono. Le spoglie del Santo si trovavano originariamente custodite all’interno della chiesa di Santa Cecilia in Trastevere, dove vennero rinvenute nel 1599, e vennero traslate a Roccasecca verso la fine del’600 per volere del cardinale Carlo Camillo Massimo.

CHIESA DI SANTA CROCE

Piccola chiesa di origine medievale (XIII-XIV secolo), probabilmente la più antica del paese, ubicata poco fuori dal centro storico. Si trova in posizione sopraelevata rispetto alla strada e si raggiunge da una scalinata.

All’interno conserva un antico crocifisso ligneo e la reliquia della Croce di Cristo.

CHIESA DI SAN SEBASTIANO

Piccola chiesa di origine settecentesca che si trova nei pressi dell’antica porta urbana principale.

L’interno ad unica navata custodisce importanti affreschi che raffigurano Il martirio di San Sebastiano, Il Battesimo di Gesù, San Tommaso D’Aquino e Santa Rita.