L’origine è comune agli paesi della Valle. Venne probabilmente fondato a partire dal IX secolo come castrum fortificato e la sua creazione potrebbe ricollegarsi alla distruzione di Privernum.
Nonostante la modesta altezza del colle dove sorge (200 metri slm), la cittadina si è trovata sempre in una posizione altamente strategica, a controllo dell’unica via di comunicazione tra la Valle del Sacco e la fascia costiera.
Le prime notizie storiche si hanno dagli Annales Ceccanenses, cronache della famiglia dei conti de Ceccano, tra le più potenti casate del basso Lazio, che tenne Prossedi a partire dal XII secolo.
Il “Castrum Proxedi” venne devastato nel 1125 dalle truppe papali durante la guerra tra i de Ceccano e il Papa Onorio II. Viene ancora menzionato nel 1165 quando subì i saccheggi e le distruzioni delle truppe di Federico Barbarossa ed in seguito nei testamenti del conte Giovanni I de Ceccano (1224) e Margherita de Ceccano (1384). Passato al figlio di Margherita, Raimondello de Cabannis, fu confiscato da Papa Bonifacio IX (1390).
Prossedi rimase feudo dei conti de Ceccano fino al 1425 ed in seguito passò alla famiglia dei Conti che lo vendette all’inizio del secolo successivo ai Chigi di Siena.
Alessandro Chigi nel 1544 vendette il feudo alla famiglia dei marchesi Massimo di Roma che lo tenne per quasi due secoli, quando passo alla famiglia degli Altieri.
L’ultima famiglia alla quale appartenne Prossedi fu quella dei Gabrielli che lo acquistò nel 1758. Nel 1762 Angelo Gabrielli ottenne da Papa Clemente XIII il titolo di principe riunendo i feudi di Prossedi, Pisterzo e Roccasecca dei Volsci in un unico principato.
L’ultimo esponente della famiglia, Placido Gabrielli (quarto e ultimo principe di Prossedi) si unì in matrimonio nel gennaio 1856 a Parigi con Augusta Bonaparte, sua cugina nonché figlia di Luciano Bonaparte, fratello di Napoleone. Dal loro matrimonio non nacquero figli e quando Placido morì il 3 settembre 1911 il patrimonio passò alla famiglia Del Gallo di Roccagiovine.
Il borgo di Prossedi è ricco di monumenti e architetture di gran pregio. Tra queste la chiesa di Sant’Agata, nella quale si custodiscono le reliquie della Santa, domina le piccole case medievali dell’abitato con imponenza e semplicità. La fiancheggia il massiccio palazzo baronale con quattro torri angolari ed amplio cortile interno, costruito secondo gli schemi cinquecenteschi di castello-fortezza. Nella centralissima via Roma degna di nota la chiesa medievale di San Nicola, da poco restaurata che conserva numerosi elementi gotico-cistercensi e la miracolosa tela settecentesca raffigurante la Madonna di Vicovaro.
Cosa vedere
Punti d'interesse
MONUMENTO AI CADUTI
Artistico Monumento ai caduti che si trova su un lato di Piazza Umberto I inaugurato il 4 novembre 1922.
Il monumento è opera dell’artista astigiano Corrado Betta, allievo dell’Accademia Albertina di Torino.
Il monumento è composto da un’imponente stele decorata a rilievo sormontata da un’aquila bronzea ad ali spiegate, con gli artigli poggiati su una base semicircolare su cui è inciso il motto “frangar non flectar” (mi spezzerò ma non mi piegherò). Alla sommità della stele in travertino sono presenti quattro medaglioni con all’interno le parole Amore, Fede, Patria, Lavoro.
Dopo la seconda guerra mondiale vennero aggiunte due lapidi commemorative alla base della stele e il 6 dicembre 2003 una terza lapide a ricordo dei Carabinieri caduti durante l’attentato di Nassiriya.
PORTA MAGGIORE
Uno degli elementi caratteristici del borgo è la porta di accesso al centro storico sulla cui sommità si trova il grande orologio pubblico. La porta si affaccia su Piazza Umberto I, verso il lato Sud-Est del paese.
L’arco di accesso in pietra bugnata è sovrastato da una cornice sulla quale si legge il motto SPQP (Senatus populusQue Proxedanus) e poco più in alto è inserito l’orologio pubblico.
L’attuale struttura venne innalzata nel 1765 su progetto dell’architetto Domenico Schiera. L’antico orologio seicentesco venne sostituito da quello attuale, risalente al 1899, che fu realizzato dalla ditta Federico Uccelli di Milano.
Oggi l’orologio è funzionante grazie ad un sistema computerizzato ma nei secoli scorsi, quando era l’orologio pubblico a regolare la vita cittadina, esisteva la figura del regolatore dell’orologio, incaricato del suo corretto funzionamento.
Nella parte retrostante l’orologio, verso piazza del Plebiscito, è presente il quadrante di un vecchio orologio meccanico.
EPIGRAFE DI PAPA CLEMENTE XIV
In via del Muro torto sulla facciata di una abitazione si trova una grande epigrafe in lingua latina.
La lapide è stata fatta redigere dal papa Clemente XIV nel 1772, il quale, onde evitare equivoci e soprusi che il solo contratto scritto poteva generare, fece incidere le sue disposizioni su una lastra di marmo e fece in modo che venisse attaccata alla parete di una casa in modo da essere ben visibile a tutti i cittadini.
L’epigrafe recita che il Papa concede al principe Angelo Gabrielli la possibilità di utilizzare in proprio un forno per la cottura del pane, un frantoio per la molitura delle olive, un mulino per macinare il frumento e una macelleria per uso pubblico. Tali concessioni vengono fatte anche ai religiosi operanti a Prossedi e avevano una durata di 25 anni, con possibilità di essere rinnovate.
L’epigrafe è storicamente importante e rappresenta un “unicum” nel territorio circostante e fa conoscere concretamente la realtà economica del paese in quegli anni. Da essa traspare la vivacità economica di Prossedi che disponeva, all’interno delle proprie mura, di tutto il necessario per la vita quotidiana.
PALAZZO BARONALE
Il Palazzo Baronale di Prossedi sorge addossato alle mura del paese in posizione decentrata rispetto al primitivo nucleo urbano e domina un lato dell’attuale Piazza Umberto I.
L’attuale fabbricato risale probabilmente al XVI secolo, innalzato su uno più piccolo appartenuto ai Conti de Ceccano a partire dal XII secolo.
Nel XVIII secolo la famiglia Gabrielli conferì all’edifico dignità principesca secondo lo stile barocco in voga in quel tempo. I lavori iniziarono nel 1760 e l’architetto incaricato dal Principe Angelo Gabrielli fu il romano Costantino Fiaschetti.
Il complesso attuale presenta in tutte le sue parti perfetta simmetria rispetto al cortile centrale. L’impianto è rettangolare con quattro massicci torrioni angolari. Il tutto ripete la tipologia cinquecentesca del castello-fortezza nel quale il senso della fortificazione prevale su quello dell’abitazione.
Al palazzo si accede attraverso una elegante scalinata di 10 gradini, separata da Piazza Umberto I da un cancello in ferro battuto. Il Palazzo è alto più di 20 metri e sorge su tre piani.
Il portale di ingresso, in pietra levigata, è sormontato da tre scudi raffiguranti gli stemmi araldici dei proprietari del castello.
La visita al palazzo si limita al cortile interno attorno al quale si aprono alcune porte che immettono negli spazi di servizio. Entrando dal portone il visitatore è accolto da un fitto colonnato dal gusto settecentesco. Sul lato destro si apre una scala che comunica con i piani superiori: al secondo piano era la residenza signorile, al terzo piano un tempo abitava la servitù. Nei due piani sono sistemate circa 50 stanze tra piccole e medie.
CHIESA DI SAN NICOLA
Chiesa in stile romanico ubicata entro le mura castellane dell’antico borgo.
Costruita nel XIII secolo in prossimità della prima cinta muraria, presentava un orientamento opposto a quello attuale, come dimostrato dai due piccoli rosoni in tufo peperino presenti sulle pareti laterali (oggi chiusi).
I primi documenti che citano la Chiesa di San Nicola risalgono al 1328/1329, quando Prossedi era feudo della famiglia dei Conti De Ceccano.
Nel corso degli anni si arrivò a trascurarla così che nel 1846 il vescovo della diocesi di Frosinone, decise di emettere un decreto di chiusura al culto poiché essa, adibita ormai a stalla, rischiava di crollare.
Nel 1900 il vice parroco don Salvatore Baldassarra grazie alle risorse economiche del principe Placido Gabrielli e della popolazione riuscì ad avviare i lavori di restauro che interessarono prevalentemente la copertura e l’interno della chiesa.
La facciata s’impone all’osservatore per lo splendore e la mole del portale trecentesco in pietra calcarea, scolpito con molta cura.
La cimasa è adornata con motivi a fogliame; ancora a fogliame è decorata tutta la parte superiore del portale poggiante su capitelli compositi di forma gotico-cistercense, impostati su colonnine spezzate con rilievo sagomato al centro.
Lungo l’apertura a sesto acuto vi sono decorazioni floreali intervallate da tre figure antropomorfe: una donna ed un angelo in preghiera ed il committente dell’intera opera. Il portone d’ingresso è sormontato da un bassorilievo in legno policromo raffigurante S. Nicola in abiti vescovili.
Al di sopra del portale un pregevole rosone del XIV secolo ad archetti intrecciati con otto colonnine, molto simile per forma a quello della Chiesa di San Nicola in Ceccano.
L’interno della chiesa è ad aula unica di forma rettangolare. La zona presbiteriale è sopraelevata rispetto al piano della chiesa e per raggiungerla bisogna percorrere una scalinata delimitata da una balaustra in marmo, realizzata con colonnine tortili e lisce sormontate da capitello ionico. La copertura con travi e laterizi a vista, è sostenuta da arcate ogivali nella parte iniziale, mentre, nella zona absidale si trovano due campate costituite da volte a crociera.
A destra dell’altare vi è la tela di “Maria Santissima Avvocata Nostra”, meglio conosciuta come “Madonna di Vicovaro” venerata a Prossedi con particolare devozione: il 6 giugno 1864, l’immagine copia dell’originale esposta a Vicovaro (RM), davanti ad alcuni fanciulli che pregavano nella Chiesa mosse gli occhi. Si trattava di un evento miracoloso già avvenuto a Vicovaro. In data 31 Maggio 1964 Sua Santità Paolo VI concedeva la facoltà di poter incoronare con corona d’oro l’immagine di Maria SS. Avvocata Nostra venerata nella chiesa di San Nicola.
COLLEGIATA DI SANT’AGATA
Imponente chiesa in stile neoclassico che sorge all’interno del nucleo più antico dell’abitato e si affaccia su piazza XI febbraio, di fronte al castello.
Le prime notizie sulla chiesa risalgono al 1289 quando risulta essere beneficio del conte Giovanni De Ceccano.
Nel corso dei secoli è stata sottoposta a diversi restauri, l’ultimo dei quali avvenuto nel 2005. La costruzione della chiesa come la si vede oggi cominciò nel 1789 quando l’antico edificio sacro in cattive condizioni minacciava di crollare. Il primitivo progetto di restauro venne realizzato dall’architetto Francesco Rust e prevedeva ampi rifacimenti e ricostruzioni, sproporzionati economicamente rispetto all’esiguità dei fondi messi a disposizione (malgrado vi contribuissero la comunità di Prossedi, il Principe e diverse confraternite). I lavori vennero così abbandonati per circa 25 anni finché la chiesa venne successivamente realizzata sulla base di un nuovo e più economico progetto proposto dall’architetto Ignazio Ambrosetti di Anagni.
La facciata principale che dà sulla piazza è costituita da una massa muraria elementare imponente, dove si aprono una finestra semicircolare ed un grande portale. I grandi volumi della chiesa collegiale sovrastano le piccole case medievali del borgo che la circondano.
La pianta è a croce greca con absidi e cappelle negli angoli della croce e ripete nello schema a pianta centrale le esperienze rinascimentali e barocche. La sacrestia è un organismo a pianta centrale costituito da una croce greca con un ambiente circolare coperto a cupola ed un altare dove una lapide ricorda il passaggio di Papa Leone XIII.
L’interno della chiesa è coperto con una cupola all’incrocio dei bracci della croce con volte a botte. Lateralmente, sopra la cornice si aprono tre grosse finestre semicircolari e nella zona dell’abside una finestra circolare.
SANTA MARIA EXTRA MOENIA (STRAMMETTA)
La chiesa di Santa Maria extra moenia si trova sul lato sinistro della strada che da Latina conduce a Prossedi a poche decine di metri dall’antico nucleo abitato.
L’edificio sacro ha una pianta rettangolare e termina con un’abside semicircolare dov’è ubicata la sagrestia. La facciata è a capanna semplice con un portale architravato sormontato da un archivolto aggettante e un piccolo oculus.
All’interno dell’archivolto è raffigurata la Madonna con il Bambino realizzata tra il 1902 e il 1905 dal noto mosaicista Adolfo De Carolis su disegno del pittore Napoleone Parisani, componente di spicco tra gli artisti del gruppo conosciuto con il nome “I XXV della Campagna Romana”.
L’interno della chiesa è costituito da un’unica navata con copertura a capriate semplici decorate con motivi geometrici. Le pareti sono interamente dipinte e suddivise in ampi pannelli rettangolari realizzati al di sopra di una fascia di colore marrone che riproduce l’effetto del legno di castagno venato e decorati con elementi geometrici movimentati da scodelle maiolicate, pentacoli, foglie di edera, croci templari e rose dei venti: chiari riferimenti al simbolismo massonico.
Al centro della parete frontale si trova l’altare marmoreo, arricchito da raffinate decorazioni musive. Sopra l’altare era posto un trittico ligneo realizzato dal Parisani, ora conservato nel castello, raffigurante la Madonna con il Bambino con ai lati Sant’Agostino e San Placido. Ai lati dell’altare due mensole in pietra calcarea sorreggono le statue in gesso dei santi Antonio e Giuseppe.
Le pitture e l’intero arredo sono opera di Napoleone Parisani. Al centro della parete sinistra è posta una targa marmorea epigrafica all’interno di un piccolo sacello mentre sulla parete sinistra sono poste due lapidi commemorative in bronzo e marmo nero. Da una porta posta sul lato destro della parete centrale si accede alla sagrestia, rialzata rispetto al piano della chiesa. Essa termina con una parete semicircolare ed è illuminata da due aperture rettangolari mentre una terza è solo dipinta. Le decorazioni parietali riprendono i temi, seppur semplificati, della chiesa.